“Villaggio più volte saccheggiato ed incendiato”, così scrive il Salomonio nella sua “Agri Patavini Ínscriptiones Sacrae Et Prophanae” di S. Giorgio in Bosco, in seguito a ondate di barbari che scesero in Italia. Lo stesso Salomonio sostiene che il nostro paese prese nome dal vicino bosco; tuttavia, per avere notizie certe di S. Giorgio in Bosco, bisogna arrivare agli statuti Padovani dal secolo XII fino all'anno 1285, nei quali S. Giorgio in Bosco appare citato in una legge del 1272. Ampi possedimenti nel territorio di S. Giorgio in Bosco furono di proprietà di Francesco da Carrara acquistati il 21 aprile 1405 da Gianesino da Romano e succeduti attraverso il testamento del 1494 a Giovanni Anselmi. Gli Anselmi avevano l'investitura feudale (concessa dal magistrato sopra feudi nell'anno 1765) di tutto il territorio di S. Giorgio in Bosco sia superiormente che inferiormente alla chiesa di S. Giorgio in Bosco. Interessante, a questo proposito, la causa che ne seguì tra gli Anselmi e i possidenti del luogo per ottenere la decima sui beni. La controversia terminò con la sentenza d'appello del 26 settembre 1820 e vide sconfitti proprio gli Anselmi. Con la caduta di Venezia e l'avvento di Napoleone (1797) hanno vita anche le Amministrazioni Comunali. S. Giorgio in Bosco fu eletto capoluogo, con le frazioni di S. Anna Morosina, Lobia, Paviola, S. Giorgio in Brenta questo fino al 1810 quando fu sostituito con S. Anna Morosina per ritornarvi definitivamente alla caduta di Napoleone nell’anno 1815. Vicino alla parrocchiale è ubicata la villa seicentesca dei Bembo, abitata fino ad una trentina di anni fa dai Fabian. Si tratta di un complesso edilizio di notevole rilievo architettonico, recintato un tempo da muretta, con palazzo domenicale con loggia centrale al piano terra con ai lati due barchesse porticate ora sede municipale.
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